“Davvero sciocco, per colpire la Russia, con arte”
Interviste agli artisti:
Il Presidente Bergamo Film Meeting, Davide Ferrario
di Ayfer Selamoglu
Come ha detto Merly Streep, stiamo attraversando un altro periodo in cui la mancanza di rispetto è irrispettosa, la violenza innesca la violenza e i forti usano il loro potere come “bullismo”, e alla fine perdiamo tutti. Inoltre, questa volta, il valore comune di tutti noi, l’arte, ei nomi che sono diventati patrimonio culturale dell’umanità, vengono censurati e scomunicati, cioè a un periodo che siamo tornati ai tempi di Mc Carthy.
In un momento come questo, come diceva Merly Streep, dobbiamo prendere i nostri cuori infranti e trasformarli in arte, e proteggere l’arte e gli artisti… Per non perdere… I festival cinematografici sono una delle isole più belle di questa lotta. Inizia questa settimana uno degli eventi in cui saremo trattati con arte e artisti. Inoltre, prendendo i nomi di punta e persino censurati del cinema sociale e politico…
Il Bergamo Film Meeting, che si svolge da quasi 40 anni – al di fuori del periodo della pandemia – sembra aver dedicato quest’anno il suo tema alla pace, alla guerra e all’opposizione alla censura. Con i film di Costa Gavras e Andrey Tarkovsky, proiettati al Bergamo Film Meeting, in tempo di guerra e di censura nera, si erge come una luce rinascimentale da Bergamo…
Il contenuto che porterà i partecipanti in un mondo reale, illuminante, educativo e divertente per circa una settimana, è ricco di tutti gli aspetti e ha la qualità per rispondere a tutti i tipi di partecipanti… Abbiamo incontrato Il Presidente del Bergamo Film Meeting Davide Ferrario per avere le sue opinioni sul festival che si è svolto in un periodo del genere…
Presidente Davide Ferrario, prima di tutto vorrei congratularmi per la sua presidenza del festival. In secondo, per il programma del festival di Bergamo che si terrà quest’anno. Avete preparato un programma illuminante che riflette il giusto atteggiamento di cui abbiamo bisogno in questo momento…
Prima di tutto: io sono il rappresentante istituzionale del BFM. I meriti del programma sono del direttore Angelo Signorelli e dello staff selezionatore. Ma naturalmente sono felice di rispondere anche a nome loro
Congratulazioni a tutto il team.. Hanno realizzato un programma davvero di successo. Anche Lei è parte dell’arte universale. Regista, sceneggiatore, produttore e critico cinematografico. İnsomma è un intellettuale vero che ama il cinema… Abbiamo iniziato a vedere l’arte e gli artisti che stanno utilizzando di nuovo nelle guerre di potere. Come interpreta la scomunica degli “artisti immortali che sono diventati patrimonio culturale dell’umanità” a causa della crisi ucraina?
Ci sono due questioni da affrontare. La prima è abbastanza semplice: è stupido incolpare la cultura secolare di un popolo per le scelte politiche che quel popolo o i suoi leader fanno. Quindi è davvero sciocco, per colpire la Russia, mettere fuorilegge anche i suoi libri, i suoi film, i suoi dipinti.
Ma poi c’è una seconda questiona, più scomoda: perchè non è che i “classici” di un paese vivano fuori dalla sua storia, in una specie di Olimpo separato. In quanto uomini e intellettuali, quegli artisti sono stati parte del loro tempo e portano anche delle responsabilità per come le loro opere possono essere usate. Quindi: niente censura ma anche onestà nel riconoscere certe connessioni culturali. C’è un filo diretto tra Wagner e Hitler: anche se Wagner non ha mai ammazzato nessuno e la sua musica ha un valore oggettivo. Sta a noi riflettere e capire. Purtroppo la guerra, con le sue tragiche semplificazioni (“o con me o contro di me”), è il momento peggiore per discorsi complessi.
Cosa dovremmo fare per proteggere l’arte e gli artisti dalle guerre di potere? Come dovrebbe comportarsi la società?
Io credo che l’arte debba essere protetta anche in tempo di pace, non solo in questi momenti. E penso che l’arte molto spesso (non necessariamente sempre) si schiera anche politicamente e non c’è nulla di male in questo. Esprimere le proprie idee ha sempre un prezzo, ed è il prodotto dell’esperienza di una vita vissuta nella realtà. Ripeto: l’arte non vive fuori dal mondo.
Ma diventa arte solo quando si trasforma in linguaggio. Questa è la cosa fondamentale, che riscatta poi le opere dai loro difetti legati alla contemporaneità: ecco perchè continuiamo ad ascoltare Wagner e non ci importa che fosse razzista. La “protezione” che la società dovrebbe offrire non è tanto nel consentire di esporre le proprie idee (che è un campo sociale e politico) ma nel permettere che gli artisti possano cercare nuovi linguaggi.
Ne abbiamo visto un esempio in un’università in Italia. Gli italiani sensibili hanno mostrato la loro posizione perché le lezioni di Dostoevskij erano state vietate. E l’amministrazione universitaria ha fatto un passo indietro.
Credo di aver risposto sopra. Ma purtroppo so di altre manifestazioni culturali in cui artisti russi viventi sono stati
censurati solo perchè russi. Se questa è la logica, dovremmo avere un festival di arte ucraina in ogni città: ma sarebbe ridicolo anche per gli artisti ucraini, perchè verrebbero considerati non per quello che fanno, ma per la loro anagrafe.
Costa Gavras è il direttore che spiega perfettamente i conflitti di potere e di interesse nel mondo e le loro riflessioni sulle società-individui. Vediamo che il programma include film che spaziano dalla politica ai rapporti con i media. Possiamo percepire la sua scelta di Costa Gavras e Tarkovsky come un messaggio per il mondo in una tale congiuntura in cui l’arte e gli artisti vengono scomunicati, si soffiano i venti dell’operazione di percezione e nomi globali immortali come Dostoevskij, Tolstoj e Tarkovsky vengono scomunicati? Anche per tutti…
Il programma era stato in gran parte preparato prima dello scoppio della guerra. Ma i principi che hanno guidato la selezione erano validi comunque. C’è una certa idea di cinema e di cultura che vale in qualsiasi momento e che non deve farsi condizionare dall’attualità. Certo è paradossale vedere come la “Z” di Costa-Gavras oggi significhi l’opposto, il simbolo di un’oppressione. O che il termine “Stalker”, praticamente sconosciuto allora, oggi sia popolarissimo nel senso di “molestatore sessuale”. Ma ripeto: non è la cronaca che detta il senso, ma un senso più profondo della storia.
Stiamo attraversando un momento difficile come mondo. Ha qualche consiglio come regista, artista e intellettuale?
Sembra paradossale, ma in un momento in cui tutti parlano e alzano la voce schierandosi di qui o di là, e naturalmente non negando a nessuno il diritto di farlo, penso che gli artisti dovrebbero soprattutto coltivare la possibilità del dubbio.
Presidente Ferrario, ha trovato il tempo per noi. Grazie mille…
Buon lavoro!
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