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Il viaggio nel tempo di Presepe

di Elena Marco Bucci

Il primo presepe vivente è italiano e nasce a Greccio. La prima rappresentazione della Natività della storia risale al 1223. E’ stata realizzata da San Francesco a Greccio, un piccolo centro in provincia di Rieti, il primo presepe vivente della storia.

La rappresentazione della natività di Gesù Cristo è una pratica che si è ripetuta e sviluppata nel corso dei secoli. È iniziato dapprima con semplici disegni, poi si è trasformato in un’espressione artistica. Si riflette da secoli sia nell’immaginazione che nelle opere di pittori e scultori. Sotto i riflettori sono state scoperte applicazioni fiabesche. È diventata una tradizione che si estende dalle chiese ai musei e alle case. Facciamo quindi un viaggio nella storia per scoprire come il presepe è nato e si è diffuso nel corso della storia.

San Francesco e Il primo presepe

In questi giorni che il presepe è presente nelle case, in tutto il mondo, di milioni di famiglie, non solo cattoliche, dovremmo ricordare che tale tradizione la si deve a San Francesco. Perchè il primo presepe nel senso moderno del termine, però, si fa comunemente risalire a quello inscenato da San Francesco d’Assisi durante il giorno di Natale del 1223, nel piccolo paese di Greccio. Ma prima visitiamo il punto di partenza di Presepe.

L’origine del presepe

Le prime testimonianze storiche del presepe risalgono al III-IV secolo, quando i cristiani raffiguravano nei loro luoghi di ritrovo, come ad esempio le catacombe, le immagini di Maria con il piccolo Gesù in grembo. Gli semplici iscrizioni simboliche, al pari ad esempio del disegno del pesce, che simboleggiava Gesù Cristo. (Nelle catacombe cristiane, nei corredi ed ornamenti liturgici cristiani è, infatti, sempre presente la figura del pesce per rappresentare il Cristo. )

Le rappresentazioni pittoriche medievali

Dal Quattrocento e per tutto il Medioevo, esempi di presepe possono essere considerate le numerose raffigurazioni sulla, eseguite natività di Cristo da pittori come Botticelli, Giotto, Piero della Francesca e il Correggio, molte delle quali esposte nelle chiese per mostrare alla popolazione analfabeta le scene della vita di Gesù.

Sandro Botticelli – Natività mistica,  Giotto – Natività di Gesù,  Piero della Francesca – Natività

Il viaggio di San Francesco

Torniamo ora al viaggio di san Francesco. Era il 1209 quando San Francesco si recò a Greccio, per la prima volta. Il santo era riuscito a mettere fine alla gravi calamità che si erano abbattute sul paese (tra cui gli assalti dei lupi) e si era costruito una capanna sul Monte Lacerone, detto appunto di San Francesco, dove nel 1712 sarebbe stata edificata una cappella commemorativa. 

Dal 1217, il nobile Giovanni Velita divenne uno dei migliori amici di San Francesco, tanto da chiedergli di avvicinarsi alla città per permettere a tutti di poter ascoltare la sua parola. Tre anni prima di interpretare la culla, Francesco Jesus aveva visitato i luoghi di Gerusalemme, Nazareth, Betlemme ed era rimasto affascinato dalla nascita di Dio che si fece uomo e divenne l’umile, fragile, organo figlio di una “rappresentazione vivente”. ‘quell’evento.

Francesco lo preparò con meticolosità con l’aiuto di Giovanni da Greccio, signore della zona che il santo stimava molto perché “pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne”. Voleva organizzare una “rappresentazione” della nascita di Gesù che non fosse, però, uno “spettacolo” da far vedere ai curiosi, ma una “ricostruzione visiva e vera”. Tommaso da Celano riporta le parole esatte che Francesco disse a Giovanni: “Vorrei rappresentare il bambino nato a Betlemme e, in qualche modo, vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Giovanni di Greccio organizzò ogni cosa come Francesco aveva chiesto. Diffusasi la notizia la gente del luogo, e non solo, si radunò presso la grotta dove Francesco e i frati andavano a pregare. “Arrivarono uomini, donne festanti, portando ciascuno, secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte”.

Il primo presepe della storia venne allestito nei pressi del bosco vicino al paese, in una grotta. Francesco portò in una grotta la mangiatoia con la paglia e vi condusse il bue e l’asino (non c’erano la Vergine Maria, Giuseppe e il bambinello). La popolazione accorse numerosa e così il santo poté narrare a tutti i presenti, che non sapevano leggere, la storia della nascita di Gesù. Secondo le agiografie, durante la messa sarebbe apparso nella mangiatoia un bambino, che San Francesco avrebbe tenuto in braccio. Il 24 dicembre 1223, venne così realizzato il primo presepe vivente della storia, che ha reso celebre in tutto il mondo il borgo di Greccio, incastonato tra le rocce a 700 metri di altezza.

La particolarità di questo presepe, oltre a quella di essere stato il primo nella storia, risiede nel fatto di essere stato anche il primo presepe vivente del mondo, sebbene non ancora rappresentato nella forma completa.

Come si diffuse il presepe dal Trecento al Seicento

Furono la grandezza di San Francesco e l’interesse per le sue gesta a costituire lo sponsor ideale per la diffusione del presepe. Seguendo il suo esempio, le prime rappresentazioni della natività con tanto di scenografia e statuine scolpite fecero la loro comparsa nelle chiese, al fianco dei dipinti che trattavano lo stesso argomento. Partendo da Greccio, il presepe divenne così una tradizione popolare che si allargò in maniera capillare in tutta l’Italia centrale e in Emilia. Nel corso del XV secolo il presepe raggiunse la città di Napoli e nelle decadi successive, soprattutto in seguito all’invito che Papa Paolo III rivolse ai fedeli attraverso il Concilio di Trento (1545-1563), conquistò un posto anche nelle case nobiliari, sotto forma di soprammobile o nelle vesti di cappella in miniatura.

L’invenzione del presepe moderno

Fu però il Settecento il periodo più fiorente per il presepe, che ormai aveva raggiunto gran parte d’Italia e veniva già declinato nelle differenti tradizioni popolari (napoletano, genovese, bolognese, etc).

L’arte presepiale si diffuse nelle case delle famiglie più insigni delle città. In particolar modo a Napoli, il presepe raggiunse livelli espressivi originali e ricercatissimi, divenendo motivo di vanto per le famiglie che facevano a gara per avere il presepe più sfarzoso. A questo scopo, i nobili non badavano a spese e commissionavano ai loro scultori di fiducia lavori imponenti, realizzati con materiali sempre più preziosi, e ai presepi dedicavano intere stanze delle loro residenze per farne sfoggio durante i ricevimenti e le feste private.

Fu in questo periodo che venne istituita a Bologna la fiera di Santa Lucia, un mercato annuale (che ancora oggi richiama migliaia di appassionati da tutto il mondo) dove venivano esposte le statuine realizzate dagli artigiani locali.

Il presepe popolare

Per ironia della sorte il presepe, nato come strumento di comunicazione con la popolazione, entrò nelle case popolari solo dopo aver trovato posto nelle chiese e nelle residenze nobiliari. Nel corso del XVIII e del XIX secolo, infatti, la tradizione del presepe guadagnò nelle abitazioni delle persone comuni il posto centrale che ancora oggi occupa nelle festività natalizie.

Oggi, grazie alla tecnologia, il presepe tradizionale si è arricchito di nuove funzionalità (le luci, i ruscelli d’acqua che scorre, etc) e soprattutto di nuovi materiali. Sebbene infatti siano ancora molti i presepi che vengono realizzati con materiali tradizionali (terracotta, legno, gesso e cartapesta), molti di quelli disponibili nei negozi sono in materiale plastico, che è più economico e durevole nel tempo.

Non solo, perché oggi i presepi si trovano anche all’aperto, esposti nelle piazze di tantissime città d’Italia e non solo, dove diventano parte integrante delle decorazioni natalizie del centro abitato, offrendosi a un pubblico vasto fatto non solo di residenti, ma sotto il periodo natalizio anche di numerosi turisti che con le loro foto e i loro video, nell’era dei social network, contribuiscono direttamente a promuovere l’immagine e la tradizione del presepe in tutto il mondo.

Il calendario del presepe

Non c’è una data assolutamente fiscale in cui si devono tirar fuori dalle scatole in soffitta (o in cantina) le scenografie, le casette e i personaggi presepiali. Naturalmente è fondamentale che sia tutto pronto entro metà dicembre, periodo in cui ogni casa che si rispetti si sarà già colorata delle deliziose decorazioni di Natale. Per tradizione, il presepe si fa l’8 dicembre, approfittando della giornata festiva offerta dalla celebrazione dell’Immacolata concezione di Maria Vergine, che segna ufficialmente l’inizio dell’attesa del Salvatore.

Secondo un’altra tradizione, invece, è opportuno che il presepe popolare sia già pronto il 29 novembre, data che segna l’inizio della Novena dell’Immacolata.

Quando svelare / aggiungere Gesù Bambino

Seguendo la tradizione, durante la sera della vigilia la nascita di Gesù – segnalata dagli angeli – sorprende i pastori, che incuriositi si avvicinano alla capanna. Gesù Bambino viene sistemato in fasce sulla paglia della mangiatoia, vicino al bue e l’asino che lo riscaldano col loro respiro.

Solitamente è alla mezzanotte del 24 dicembre, istante che rende ufficiale l’arrivo del Natale, che si posiziona il neonato Gesù nella capanna con Maria e Giuseppe.  Alcune persone mettono in posizione Gesù Bambino già quando fanno il presepe, e lo coprono con della carta o con della stoffa fino alla mezzanotte di Natale.

Sempre secondo la tradizione, il compito di svelare o aggiungere il bambinello spetterebbe al membro più giovane o più anziano della famiglia.

Quando arrivano i Re Magi?

Attirati dalla luce della stella cometa, i Re Magi si mettono in viaggio dal loro lontano paese in Oriente per omaggiare la nascita di Gesù con oro, incenso e mirra. Il loro arrivo nei pressi della capanna, che segna l’ultimo avvenimento narrativo della scena presepiale, avviene il giorno dell’Epifania, ossia il 6 gennaio.

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