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La Befana vien di notte… 

Anna Maria Tardioli – La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte… così recita l’inizio della filastrocca che i bambini recitano al 6 gennaio. Che questa anziana signora si aggiri per il mondo al calar delle tenebre, potrebbe essere facilmente intuibile, ma perché dovrebbe aggirarsi proprio con le scarpe rotte? Perché poi si chiama Befana? Provando a fare un po’ di chiarezza bisogna fare un tuffo nelle antichissime tradizioni italiane e non solo. Il nome Befana proviene, innanzitutto, da una storpiatura del termine greco Epifania ovvero “manifestazione, apparizione” e la sua storia affonda le radici in epoche assai lontane. Così lontane che già gli antichi romani ne furono eredi: dodici notti dopo il solstizio d’inverno si celebrava la morte e la rinascita di Madre Natura. Essi credevano che durante queste notti la dea Diana o la dea Satìa (sazietà), non è molto chiaro, insieme a più o meno numerose altre figure femminili propiziassero i campi per i raccolti futuri sorvolandoli. Da qui potrebbe, quindi, provenire il mito della donna sulla scopa. Ma da dove arriverebbe quello di una vecchietta vestita di stracci? Quest’aspetto della leggenda potrebbe derivare dalla volontà di rappresentare l’anno vecchio appena concluso, oppure facendo risalire la nascita di questa folkloristica figura agli antichi riti agricoli, la si potrebbe far accomunare alla natura invernale morta che lascia spazio a quella primaverile.

La consegna dei doni pare che appartenga a questo giorno da tempo immemore; nell’antica Roma si festeggiava Strènia (da qui strenna ovvero regali) simbolo del nuovo anno con lo scambio di doni. Certo è che avendo attraversato secoli e secoli, il mito della Befana è stato sicuramente contaminato da credenze popolari più o meno comuni in tutta Italia. La consegna dei doni ricorda assai quella di Santa Lucia oppure quella ad opera di Babbo Natale. Ecco quest’ultimo, però, non era molto popolare in Italia fino agli anni 70 circa. La Befana era fino a quel tempo la festa più attesa dai bambini, i quali, erano assai curiosi di scoprire se si fossero comportati bene ricevendo un gran numero di dolciumi oppure assai meno bene trovando all’interno della calza posta sui camini delle case pezzi di carbone! Il motivo perché si usi appendere la calza risiede in una storia popolare che si diffuse intorno al XII secolo. Il Cristianesimo aveva messo al bando ogni rito e tradizione pagana. Non fece eccezione neppure la leggenda della Befana. Si riscrisse, quindi, la sua storia in chiave cattolica: la leggenda narra che i Re Magi nel loro percorso fino a Betlemme chiesero informazioni ad una vecchietta che, non credendo alla nascita di Gesù, non volle aiutarli. Qualche giorno dopo, presa dal rimorso iniziò a vagare di casa in casa lasciando dolci e doni nella speranza che almeno in una di queste vi fosse Gesù. La vecchietta era povera e i suoi abiti consunti per il tanto girovagare.  Le famiglie, perciò, cominciarono ad appendere fuori o nelle case scarpe e calze per ripagarla.

Se questa usanza accomuna tutt’oggi le regioni italiane, con il passare dei secoli ogni regione sviluppò il proprio modo di festeggiare la Befana con feste ed eventi che le caratterizzano. A partire dall’Ottocento, ad esempio, a Roma la festa della Befana divenne così popolare che grandi e piccini iniziarono a riunirsi a piazza Sant’Eustachio dove erano presenti una gran quantità di botteghe di dolciumi e pupazzi di streghe. Oggi la festa si ripete per tradizione a piazza Navona dove adulti e bambini non disdegnano passeggiare mangiando dolciumi e assistendo alle rappresentazioni artistiche delle “Befane”. In Friuli, invece, si è soliti organizzare un grande falò, Il Penevin, auspicio per l’anno nuovo; per esserlo, tuttavia, il falò deve avere delle specifiche caratteristiche: le scintille devono essere alte e quindi i contadini le attizzano con le forche; i più anziani a seconda della direzione del vento sapranno anche pronosticare se sarà un anno buono oppure no. A Venezia un evento divenuto un appuntamento fisso da trent’anni caratterizza questo giorno: La Regata della Befana. Dal Palazzo Dolfin Manin, residenza dell’ultimo Doge, partono per le imbarcazioni guidate da vecchi soci del circolo Bucintoro, la più antica società di canottaggio della città, travestiti da Befana. Vincerà chi arriva per primo a Ponte Rialto e taglierà il traguardo costituito da una lunghissima calza appesa al Ponte!!

Ed infine l’evento più atteso: il volo della Befana di Urbania. In quasi tutte le maggiori città italiane si può ammirare il volo della Befana che ingroppa alla sua scopa sorvola le teste di quanti la osservano a decine e decine di metri più in basso; ma Urbania, questa città Marchigiana in provincia di Pesaro-Urbino, è la città della Befana!! L’intera città partecipa e si prepara all’evento. Dal 2016 qui si trova la casa della Befana con tanto di ufficio postale personale dove i bambini possono lasciare le loro letterine alla vecchietta dal naso lungo! Il suo volo tradizionale dalla torre campanaria della città è il più spettacolare d’Italia.

Se, in ultimo, la Befana rappresenta la conclusione dell’anno vecchio e tutte le brutte cose porta via, allora che sia veloce a passare sopra le nostre teste e che possa portare lontano tutti i brutti momenti che nell’anno appena finito abbiamo vissuto … e speriamo di ricevere tanti dolcetti e poco carbone !!!

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