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Per le api è ancora primavera a Venezia

Vita gazette – Per le api è ancora primavera e provano a fare il miele nonostante sia novembre. I cambiamenti climatici, l’anno più caldo e siccitoso che si ricordi a memoria d’uomo, provocano anche questi effetti. Per le api non è ancora tempo di “riposo”. Ma gli effetti sono disastrosi.

Adesso novembre e anche di pomeriggio e senza sole o con queste prime piogge, le api sono operative. Di solito la loro attività di svolge nei mesi caldi e in questo periodo, se le condizioni meteo lo permettono, in una fascia oraria che più o meno va dalle 10 del mattino all’una del pomeriggio. In queste settimane, invece, si può dire che le api abbiano perso la bussola. Colpa del caldo anomalo e del fatto che le piante invernali stanno fiorendo in anticipo e quelle estive sono ancora verdi.

Nei campi ci sono i fiori che dovrebbero fiorire a dicembre. Ma sono già in fiore e le api provano a fare scorte per l’inverno. Ma sono fioriture anomale, scarse di nettare. Le gemme, per essere pronte e cariche, devono seguire un ciclo diverso, con gelate invernali che permettono di dare la spinta giusta per la fioritura in primavera. Adesso le api si stanno solo sfiancando, non raccolgono abbastanza nettare.

Questo ha ripercussioni di vario tipo. C’è meno nutrimento per le api, che muoiono o non si riproducono. E poi sono più esposte ad agenti patogeni: le api sono disorientate, in alcuni casi non riescono neanche a ritrovare l’alveare e lo abbandonano. Al tutto si è aggiunta anche la siccità: Le persone ha metto ciotole tra le arnie per permettere alle api di abbeverarsi”.

 Il tutto si traduce anche in un danno economico. quest’anno abbiano avuto la metà del nettare e perso il 50-60% della produzione”. La produzione italiana di miele è poco meno di 8 mila tonnellate per un valore di oltre 61 milioni di euro, ma va considerato che l’Istat prende in considerazione l’apicoltura unicamente in occasione dei censimenti generali dell’agricoltura. L’effettiva produzione italiana di miele, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale sul miele, si attesterebbe su oltre 23,3 mila tonnellate, circa tre volte quella stimata dall’Istat.

“Le api gravemente minacciate dal cambiamento climatico sono l’emblema di un ecosistema confuso -commenta la presidente di Cia Venezia Federica Senno- fatto di temperature anomale e di eventi atmosferici intensi,  È necessaria una presa di coscienza collettiva, una maggiore tutela ambientale oltre che gli adeguati fondi ad hoc per gli apicoltori professionali. La salvaguardia del nostro pianeta passa anche per la scelta consapevole dell’acquisto di miele italiano, da apicoltori locali che quotidianamente curano e tutelano le api e l’ambiente”.

 

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