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Noi Italiani: Epifania e La Befana

di Andira Vitale

Noi italiani sfruttiamo ogni occasione per aumentare il tempo che passiamo con la famiglia e gli amici… Una di queste è la festa dell’Epifania e La Befana.

“L’Epifania tutte le feste porta via”. E “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte…”, recitano un proverbio popolare e una filastrocca diffusa in Italia. Si celebrano tutt’e due il 6 di gennaio, ma l’Epifania è una cosa, la Befana un’altra.

Prima di tutto chiariamo bene un concetto: l’Epifania è una cosa, la festa della Befana, che tanto piace ai bambini, un’altra. Si festeggiano lo stesso giorno, il 6 di gennaio, ma derivano da due tradizioni diverse. Mentre la Befana è sostanzialmente di derivazione pagana (legata ai culti dell’antica Roma a favore della dea Diana, protettrice dei boschi e della natura, e ai riti per la fertilità dei campi: donne volanti nelle notti successive al solstizio d’inverno avrebbero portato prosperità ai raccolti). l’Epifania, dal greco ἐπιϕάνεια: apparizione, e quindi “manifestazione” (della divinità), è prettamente cristiana.

Il termine “Befana”, con cui si designa la leggendaria vecchietta che “vien di notte con le scarpe tutte rotte” recando dolci o carbone in base alla “bontà” del bambino in questione, deriva, sì, da Epifania – ne è in effetti una corruzione linguistica – ma le due tradizioni sono scollegate. Con l’Epifania, infatti, si commemora la visita dei Re Magi a Betlemme, e quindi in questo caso l’apparizione è quella del Bambin Gesù, manifestazione terrena della divinità.

Cos’è l’Epifania? L’8 dicembre entriamo nella magica atmosfera del Natale quando si accendono le luci degli alberi di Natale. Festeggiamo il 25 dicembre con le nostre famiglie e i nostri amici, accompagnati dai nostri doni. Successivamente è un giorno festivo. Il 6 gennaio si celebra l’Epifania giornata che mette fine alle festività natalizie.

E la Befana vien di notte, forse, ma in ogni caso insieme ai Re Magi per spazzar via con un colpo di scopa il tempo del Natale. In altre parole, mandiamo via quelli vecchi e apriamo le nostre porte e finestre a quelle nuove… In altre parole, è un periodo di rinnovamento della natura e di apertura delle nostre porte a nuovi prodotti…

Il 6 gennaio è molto importante, soprattutto per i bambini. Perché la Befana esce a distribuire caramelle ai bambini ben educati durante l’Epifania. Lascia il carbone per i cattivi. Ecco perché i bambini hanno cura di comportarsi bene tutto l’anno. Ecco perché in questo periodo nei negozi si possono vedere caramelle colorate o nere. E il 5 gennaio tutti i bambini lasciano le scarpe e le calze aperte affinché la Befana lasci i dolci… Le sfilate si svolgono nei centri della città. I cori di Voci Bianche della Cappella della Cattedrale intrattiene il pubblico con canti natalizi. Dopo il saluto dei figuranti e lo scoppio della colubrina, i Re Magi depongono i loro doni ai piedi di Gesù Bambino, nel Presepe vivente.

Ecco arriva la Befana! Chi sarà mai questa vecchietta che viene festeggiata ogni 6 gennaio, capace di oscurare perfino i più blasonati Magi in visita al Bambinello? C’è chi dice sia una strega, e infatti la vediamo giungere a cavallo di una scopa volante. In realtà la Befana è una figura simbolica arcaica, il cui ruolo e significato si perdono nella notte dei tempi.

La Befana è vecchia brutta e vestita di nero

Forse questo personaggio tipico del folclore italiano è nato forse in seno ad antichi riti propiziatori pagani, poi ereditati dai Romani.

La figura della vecchina vestita di stracci rappresenterebbe invece il concetto di anno vecchio, vissuto, consumato, o per altri della povera e poco generosa natura invernale. Tutti sanno che per Capodanno a Napoli sono in molti a gettare oggetti dalle finestre delle proprie case direttamente sulla strada. Questa che sembra una bizzarra abitudine, in realtà è un rito annuale propiziatorio. La vecchia Befana incarna quindi la natura sopita dell’inverno, potremmo dire anche morta, che dovrà essere poi eliminata per far posto alle nuove energie rigeneratrici.

La Befana rimanda anche alle caratteristiche principali delle maschere, che altro non sono che figure demoniache,  del mondo degli inferi, anime dei morti. Sappiamo che significa il carnevale. Ma se vogliamo che la spiga cresca, il seme deve trascorrere un periodo sotto terra. Ed è proprio lì, che sottendono al ciclo produttivo e che questi riti di fertilità evocano. Un’esempio di maschera demoniaca arcaica si può trovare a Mamoiada in Sardegna: sono i Mamuthones. Indossano una maschera di legno nera, orribile e grottesca, dal naso enorme e la bocca socchiusa in un’eterna smorfia, il capo coperto da un fazzoletto nero legato sotto la gola come una contadina. Non vi ricorda  la nostra Befana?

E sul manico di scopa

Nelle dodici notti successive al solstizio d’inverno, in un periodo dedicato alle celebrazioni per la rinascita della natura, si credeva che misteriose figure femminili volassero sui campi per propiziare i futuri raccolti, guidate da Diana (la dea lunare della caccia e della vegetazione). Il mito della donna volante sul manico di scopa sarebbe nato da qui.

Le calze della Befana

La Befana, e una donna anziana che porta dolciumi e carbone ai bambini la notte tra il 5 e il 6 gennaio. Ma perché ad essere riempite sono delle calze? Secondo una delle versioni i Magi diretti a Betlemme non trovando la mangiatoia chiesero informazioni a un’anziana, incontrata lungo la strada. La donna, pur sapendo che i Magi si recavano dal piccolo Gesù, non volle andare con loro in un primo momento. Quando si pentì della decisione presa, preparò un cestino ricco di dolci e si mise in cammino alla ricerca dei Magi, sperando di raggiungerli. Bussò a ogni casa per trovarli e a ogni bambino incontrato regalò dei doni, nella speranza di imbattersi anche nel piccolo Gesù. Da allora la Befana girerebbe il mondo, regalando dolci per farsi perdonare e i piccoli metterebbero fuori dall’uscio di casa calze e scarpe per la vecchia signora: se nel suo vagare ne avesse avuto bisogno poteva usarle, altrimenti riempirle di dolci.

Solo nel Vangelo di Matteo sono citati questi personaggi che arrivano per visitare al piccolo Gesù. Gesù nacque a Betlemme di Giudea. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. Dunque, solo secondo la leggenda i re magi erano tre. I loro nomi Melchiorre, Baldassare e Gaspare. Sono entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Anche a Natale che si appendono le calze al camino. Il Babbo Natale uscende dal camino e oltre a portare doni, riempie anche di dolciumi le calze che trova appese. Un ruolo affidato anche in alcuni Paesi europei a San Nicola. Protagonisti non solo i dolci ma anche le arance, il frutto che richiama il colore dei tre lingotti d’oro che San Nicola (personaggio realmente esistito, vescovo di Myra nell’odierna Turchia, morto nel 343 dopo Cristo) avrebbe regalato a tre fanciulle povere, permettendo loro con la dote ricavata dal dono di sposarsi. Anche in Italia questa tradizione si è conservata per lungo tempo.

Il carbone

La Befana nella tradizione incarna anche l’anno vecchio che se ne va per lasciare posto al nuovo. In molte Regioni italiane, c’è l’usanza di bruciare un fantoccio, per salutare l’anno passato. Il carbone è una reminiscenza del falò di fine anno fatto come rito propiziatorio: quello dolce è quindi stato associato nel tempo a una sorta di punizione per i bambini cattivi.

Il carnevale e la Befana

Il Carnevale ha radici antiche, che precedono il cristianesimo, e si rifanno ai riti agresti di propiziazione e   rinascita che si tenevano proprio nel momento dell’anno di minor luce, di minor disponibilità di cibo. Nel corso dei secoli il Carnevale si festeggiava che cominciava fin da Natale, dando luogo a corsi mascherati, carri, canti carnascialeschi, balli, e ovviamente travestimenti: le maschere.

Insomma, l’inverno era il periodo più difficile, e tutti auspicavano il ritorno della bella stagione e dell’abbondanza, con i suoi raccolti e i suoi frutti. Per questo si celebravano questi riti: per ricordare a tutti che gli stenti invernali avrebbero poi ceduto il passo alla fioritura primaverile..

La Befana in Toscana

In Toscana la festa della Befana, in tema con i riti di propiziazione, ha dato origine in passato alle befanate: veri e propri canti di questua che si svolgevano in alcuni paesini dell’appennino toscoemiliano. Alcuni membri della comunità scrivevano quartine di ottonari (lo stesso metro usato dal Pascoli per la sua Befana…) che raccontavano gli avvenimenti più importanti accaduti durante l’anno, poi uscivano la sera del 5 gennaio e si recavano di casa in casa a cantare le quartine. Se i versi erano graditi, i padroni di casa aprivano le porte ai cantori, offrendo loro cibo e bevande, e dando qualche spicciolo che poi veniva usato per scopi benefici. In questo modo si rafforzavano i legami all’interno della comunità e si celebrava un piccolo rito propiziatorio (l’offerta e lo scambio di cibo).

Insieme ai cantori era sempre presente la figura,  la maschera della Befana, di solito impersonata da un uomo. La Befana toscana arrivava in groppa a un ciuchino, ed era lei a portare i regali ai bambini: Appena entrava in casa la Befana si esibiva in una danza licenziosa e buffa, sollevando le gonne e mostrando gambacce pelose e giarrettiere sgargianti, a dimostrare, ancora ce ne fosse bisogno, la natura di maschera comica di questa figura. Talvolta la Befana era accompagnata dal marito, il cosiddetto Befano, con il quale la danza si faceva ancora più esplicita e divertente.

I dolci tradizionali di Befana: i befanini

Tra i dolci tradizionali di Befana che si usavano preparare per premiare i cantori, i bambini ve gli amici, c’erano i befanini, cioè biscotti di pastafrolla decorati con granelli di zucchero colorato. E per festeggiare questa festa vengono preparati i befanini, deliziosi biscotti realizzati con un impasto aromatizzato al rum e decorati in superficie con le codette colorate. Per realizzare questi dolci biscotti vengono utilizzati stampini di varie forme a tema  tra cui, nella versione tradizionale, la sagoma della Befana. Si narra che questi dolcetti nacquero nella zona di Viareggio e in passato fosse tradizione prepararli e scambiarseli come regalo fra le varie famiglie, insieme alle formine utilizzate per realizzarli.

Consequently, Epifania, ıl mito della Befana è nato una festa tipicamente italiana legata al culto del raccolto e al passaggio dall’anno vecchio al nuovo.

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