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Roberto Rossellini e Neorealismo italiano

di Francesca Riccia

Roberto Rossellini è morto il giorno in cui le foglie del calendario riportavano la data del 3 giugno, “se stiamo dalla parte che considera i numeri”, dal punto di vista del Piccolo Principe. Ma è uno dei più importanti direttori del Movimento del Neorealismo italiano, che ha aperto la strada a tutto il mondo, e uno dei geni nel mondo degli immortali….

Non possiamo distinguere tra Roberto Rossellini e il movimento del neorealismo italiano. Il movimento ha plasmato Rossellini e ha plasmato il movimento del neorealismo. Quindi riavvolgiamo il film e iniziamo a spiegare…

Il neorealismo, apparso per la prima volta nel campo della letteratura e soprattutto in Francia e in Inghilterra, È apparso per riflettere il difficile processo della società italiana dopo la seconda guerra mondiale.

L’Italia sotto Mussolini e la Germania sotto Hitler avevano trascinato il mondo in una grande guerra. Quando la guerra iniziata alla fine degli anni ‘30 si è conclusa con la morte di milioni di persone, ha lasciato molte persone sofferenti, affamate e indigenti. Era in un tale ambiente che il neorealismo italiano cominciava a decollare.

“La verità, sepolta sotto le leggende, è sbocciata di nuovo. E il cinema ha cominciato a creare il mondo. C’era un albero, un vecchio, una casa, una persona che mangiava, una persona che dormiva, una persona che piangeva…” Queste parole di Cesare Zavattini, uno dei più importanti teorici del Neorealismo italiano, definiscono la realtà della vita nel cinema.

Il neorealismo italiano ha avuto le sue origini teorico-intellettuali da teorici della narrativa sovietica come Eisenstein, Vertov e Pudovkin e formalisti come Bela Balazs, e il suo linguaggio cinematografico era dal cinema francese degli anni ‘30. Nuovo realismo; Rifiuta l’analisi politica, morale, psicologica, logica e sociale del loro carattere e delle loro azioni. La realtà viene affrontata nel suo insieme. Come diceva Roberto Rossellini, “per me il realismo non è altro che la forma artistica della realtà”. Per il neorealismo italiano la verità è che la forma artistica del reale non si riflette nel cinema.

Il movimento del neorealismo italiano è la trasformazione delle ricerche in un ambiente opprimente in un movimento cinematografico. Movimento del neorealismo italiano Il neorealismo italiano si sviluppò parallelamente ai movimenti del realismo e della correttezza in altri rami dell’arte in Italia. Ad esempio, nel campo della letteratura, i racconti (novella) sono sempre stati importanti in Italia fin da Boccacio e hanno incluso alcuni pezzi di realismo. Nei primi film realistici di Roberto Rossellini (soprattutto Paisa (1946)), vediamo che la storia principale è divisa in storie così piccole.

Con la fine della seconda guerra mondiale e il rovesciamento di Mussolini, il movimento di liberazione, che si spostò dal sud al nord dell’Italia, e le idee realistiche dei liberali esplosero con entusiastico espressionismo contro il nazismo. È stato girato in luoghi reali, con persone reali e luce naturale, nelle strade devastate dalla guerra. Hanno usato l’improvvisazione per girare, preferendo la flessibilità nell’inquadratura e nel movimento della telecamera. Soprattutto, vivevano nella dura realtà della vita. Riflettevano la realtà piuttosto che l’estetica.

Il primo film che racchiude tutte le caratteristiche del Movimento Neorealista è stato Roma città aperta di Roberto Rossellini (Rome Open City 1945), che ha fatto pensare che il veicolo sia più importante del messaggio nelle sue opere all’interno dell’ordine fascista. Il film raccontava un tragico evento in cui comunisti e cattolici si unirono contro l’occupazione nazista. Le riprese di Roma Città Aperta iniziarono poco prima della liberazione di Roma nel giugno 1944. Vale la pena vedere lo sforzo del regista per convincere il pubblico nel film. I fatti incomprensibili della vita non sono facilmente abbracciati nel film. Lo stile espressivo di Roma Città Aperta ha reso gli elementi della tecnica cinematografica realistica parte integrante dell’estetica cinematografica mondiale.

Daphne (1936), Prélude à l’après-midi d’un faune (1938), e Fantasia sottomarina (1939), girati per l’Istituto nazionale Luce. I corti dai tratti documentaristici avvicinano Rossellini all’interesse per la rappredsentazione della realtà, punto fondamentale della sua filmografia neorealista. Nel 1941 il regista gira il suo primo film, La nave bianca, interpretato da attori non professionisti, a cui seguiranno, nei due anni successivi, Un pilota ritorna e L’uomo dalla croce: trilogia dedicata all’orrore della guerra. Perseguendo l’intento didattico di raccontare attraverso il Cinema l’esperienza traumatica della guerra, Rossellini gira la sua trilogia più famosa, nonché la sua grande avventura neorealista. Roma città aperta (1945), girato in una Roma ferita e distrutta, appena liberata dagli alleati, ha l’urgenza di spingere l’Italia e il resto del mondo a ricordare l’orrore e il dramma della guerra, attraverso un Cinema autonomo e libero da condizionamenti dell’industria cinematografica.

Paisà (1946): sei episodi di storie individuali guidano lo spettatore nella storia generale della Liberazione da parte degli Alleati, risalendo lungo la Penisola, dalla Sicilia al nord Italia.

Germania anno zero (1948): racconto della crisi e della distruzione di una nazione e, soprattutto, di un popolo. L’intento del Cinema neorealista è il racconto della Storia, nell’immediato dopoguerra, affinché venga ricordata durante la ricostruzione dell’Italia: un Cinema antispettacolare che vuole rendere l’autenticità della realtà, senza finzione, con espedienti come l’immagine-fatto (Bazin, 1958) e la narrazione di eventi minimi e anche insignificanti della quotidianità degli uomini. Il Realismo è unito allo stile documentaristico: la macchina da presa si fa strada sulla scena, sfiorando i corpi degli attori, diventando invisibile; anche la voce narrante, che, come in Paisà, unisce i vari episodi, sottolinea il Realismo. L’aderenza al reale e l’intento di far concreta memoria della distruzione provocata dalla guerra sono evidenti nelle riprese girate fuori dallo studio, in zone realmente bombardate, come le strade invase dalle macerie a Firenze, durante l’episodio fiorentino in Paisà, o la Berlino distrutta in Germania anno zero.

Rossellini è tra i primi registi ad aprire la strada a questo modo nuovo di fare Cinema in Italia, ma alle novità aggiunge anche aspetti di contiguità con il Cinema precedente; ne è un esempio l’uso di attori professionisti (come Anna Magnani e Aldo Fabrizi, in Roma città aperta) accanto a non professionisti, presi dalla strada. I film neorealisti di Rossellini non ottengono immediato successo in Italia, ma si aggiudicano maggiori consensi all’estero, dove il Neorealismo italiano viene subito percepito come volontà di rinnovamento e ricostruzione di un Paese che la guerra aveva messo a dura prova. Nel 1948 ha inizio la storia d’amore tra Rossellini e l’attrice svedese Ingrid Bergman: i due amanti lavorano insieme a Stromboli – Terra di Dio (1950) e Europa ’51 (1952). Il Neorealismo è il movimento che inaugura la stagione della modernità, infatti nel 1953 Rossellini gira Viaggio in Italia, attraverso cui entra in contatto con i giovani critici francesi dei Cahiers du Cinéma, futuri esponenti della Nouvelle Vague, come François Truffaut e Jean-Luc Godard.

Dopo un lungo viaggio in India, nel 1959 il regista realizza India (Matri Bhumi), tra il documentario e la finzione; il film inaugura i futuri lavori di Rossellini: L’India vista da Rossellini (1959), un documentario di dieci puntate per la televisione, il nuovo mezzo di comunicazione di massa. Rossellini fa il suo ritorno nel mondo del Cinema a pochi anni dalla morte, con Anno uno (1974) e Il Messia (1975). Rossellini è stato un grande regista che ha saputo cogliere le novità che hanno caratterizzato il Novecento. I suoi film sono preziosi documenti con cui ricordare soprattutto l’Italia del dopoguerra, un’Italia che, partendo dalle macerie e dalla distruzione, ha saputo rinnovarsi e ispirare altri Paesi del mondo.

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