Segreti della Città: Fontana della Vergogna
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Situata nel cuore della Palermo storica, a due passi dai Quattro Canti e dalla chiesa di San Giuseppe dei Teatini, la Fontana Pretoria, chiamata dai palermitani anche Fontana della Vergogna, colpisce per il suo fascino intramontabile. La fontana giunse a Palermo il 26 maggio 1574 smontata in 644 pezzi, di cui alcuni mancanti.
Piazza Pretoria, conosciuta anche come “Piazza della Vergogna”, è una fontana e un maestoso simbolo di Palermo. Con la sua ricca storia e la storia intrigante, questo capolavoro si erge come il cuore di Piazza, invitando tutti.
Il nostro viaggio di esplorazione è iniziato nell’affascinante sud dell’Italia, dove ci siamo immersi nell’avvincente storia di questo sito, annidato in una delle città più pittoresche della Sicilia. Passo dopo passo, abbiamo svelato l’intrigante racconto di Piazza Pretoria, un viaggio che vi invitiamo con piacere a intraprendere.
Ma perché si chiama “Fontana della Vergogna?” Questa è senza dubbio la prima domanda che viene in mente al visitatore.
La fontana della vergogna era inizialmente destinata al palazzo di San Clemente a Firenze, commissionata da Luigi, fratello di García Álvarez, futuro sovrano di Sicilia. Tuttavia, alla morte del cliente, il figlio decise di venderla. Fu divisa in 644 pezzi e imballata e arrivò a Palermo il 26 maggio 1574. La fontana fu adattata allo spazio aggiungendo nuovi pezzi.
La piazza, che assunse la forma attuale nel XVI secolo, ha un ricco significato storico. Il Senato di Palermo, situato nella piazza, acquistò una grande fontana scolpita in marmo di Carrara dall’architetto Francesco Camilliani per decorare lo spazio un tempo vuoto. L’appellativo Piazza della Vergogna venne poco dopo la presentazione della fontana e si pensava derivi dalla nudità delle statue che la adornavano. In realtà questo nome, pur associato alla fontana, non è legato alla nudità delle statue ma all’esorbitante somma di ventimila scudi (ottomila onze) che dovette pagare il Senato di Palermo per acquistarle. Considerando la povertà storica, le epidemie e la carestia di quegli anni, si possono vedere i palermitani gridare “Vergogna, vergogna” all’uscita dei senatori dal palazzo.
Fontana Pretoria, mirabile esempio del Rinascimento toscano, accoglie ostentatamente i visitatori con la sua presenza dominante su tutta la piazza. Il complesso monumentale, ricco di statue in marmo di Carrara, si sviluppa su tre livelli carichi di significato simbolico.
A prima vista attirano l’attenzione piccoli ponti, statue, ringhiere in marmo e pozze d’acqua. Al centro si trova uno scafo di tre barche posizionate una sopra l’altra, da cui emerge un’asta marmorea che sorregge un putto fertile, simbolo mitologico del cibo e della fertilità. Attraversando le acque delle piscine troviamo gli dei dell’Olimpo, figure allegoriche dei fiumi Palermo, Oreto, Papireto, Gabriele e Maredolce, numerose statue di uomini e donne, divinità pagane e teste di animali.
La fontana è circondata da eleganti balaustre, interrotte da quattro grandi ingressi al primo ordine, ciascuno scandito da due statue “termi”, gigantesche figure maschili e femminili.
Nella seconda fila si trovano numerose peschiere con sei nicchie, ciascuna decorata con teste di animali. Al bordo di ogni laghetto c’è una grande piscina. Sul bordo di questa piscina c’è una grande statua che rappresenta un fiume, e su entrambi i lati ci sono numerose statue di Tritoni, Nereidi e Sirene.
Al centro del secondo ordine si trova una grande vasca, dalla quale emergono due mostri marini che reggono la prima coppa, attorno alla quale si trovano quattro oche di marmo. La stele della fontana è sorretta da quattro tartarughe, simboli del passaggio tra cielo e terra. Come è noto, il piedistallo simboleggia l’arca di Noè, dove si trovano tutte le specie animali e il secondo piano simboleggia la Gerusalemme celeste.
Al terzo livello si trova una vasca più piccola sovrastata dalla statua di Bacco. Il poeta monrealese Antonio Veneziano, a cui è stato affidato il compito di reinterpretare in chiave locale gli aspetti mitologici dell’opera, identificò la statua sovrastante come il Genio di Palermo, nume tutelare della città insieme a Santa Rosalia.
A Camilliani si ispirò probabilmente Bernini che circa cento anni dopo, a Roma, in piazza Navona, realizzò la fontana dei quattro fiumi, nella quale quattro statue raffigurano i principali fiumi di 4 continenti: il Gange per l’Asia, il Rio della Plata in America, il Danubio per l’Europa, il Nilo per l’Africa.
Edifici intorno
Uno di questi è Palazzo Bordonaro, opera dell’architetto Giovanni Del Frago nel XVI secolo, che separa la piazza dai Quattro Canti di cui fa parte.
Accanto a Bordonaro si trova Palazzo Bonocore. Questo palazzo, risalente al XVI secolo, ospita Le Oasi delle Identità, un museo dedicato al patrimonio culturale immateriale della Sicilia, eventi e mostre.
L’altro lato di Palazzo Bonocore è la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto e l’adiacente Monastero. Fondata nel 1300, questa chiesa ospitava donne che si prostituivano, ma alla fine del XVI secolo divenne uno dei principali monasteri della città.
Intorno alla fontana si trova Palazzo Pretorio, uno degli edifici più emozionanti di questa piazza unica. Risalente al XV secolo, testimonia la ricca storia della città. L’aquila simbolo della città di Palermo campeggia orgogliosamente all’ingresso di questo edificio, simbolo della forza e della resilienza della città.
Ultima è la chiesa di San Giuseppe dei Padri Teatini. Si tratta di una chiesa maestosa e monumentale, parte dei Quattro Canti, edificata nel 1602, su progetto dell’architetto napoletano teatino Pietro Caracciolo. La sua cupola si affaccia sulla dominante Piazza Pretoria.
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