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Massimo Campigli e gli Etruschi: Una pagana felicità

Vita gazette – Si chiude la mostra “Massimo Campigli e gli Etruschi: una pagana felicità ” una, inaugurata lo scorso 22 maggio e visitabile fino al 16 gennaio Palazzo Franchetti a Venezia. La mostra è stata prorogata su richiesta il 20 settembre 2021.

Nel 1928  Massimo Campigli fa un viaggio in Italia con la moglie Dutza per visitare i parenti a Firenze; in estate si reca a Roma e, visitando il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, rimane affascinato dall’Arte Etrusca. Evidentemente impressionato dagli affreschi antichi il pittore modifica il suo modo di dipingere, avvicinando la sua tecnica pittorica all’affresco, utilizzando pochi colori e geometrizzando figure ed oggetti. Il cammino artistico del pittore lo porta a ripudiare le precedenti esperienze pittoriche, che lui stesso definirà “tentativi contraddittori”, fino a ridipingere le sue vecchie tele.

“Nei miei quadri entrò una pagana felicità tanto nello spirito dei soggetti che nello spirito del lavoro che si fece più libero e lirico”. È con queste parole che lo stesso Massimo Campigli descrive la visita al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma nel 1928, attribuendole una valenza fondamentale per lo sviluppo della fase più matura della sua produzione artistica. Ed è a partire da queste parole che prende forma la mostra presso Palazzo Franchetti a Venezia, che vuole proporsi come un vero dialogo tra le opere del maestro e gli esempi del passato da cui ha tratto così forte ispirazione.

Le circa 35 opere di Campigli selezionate per la mostra si affiancano a una cinquantina di reperti della civiltà etrusca.  Le composizioni volutamente arcaicizzanti di Campigli, ben rappresentate in mostra con dipinti che spaziano dal 1928 al 1966, ritrovano le origini della loro ispirazione più profonda nei reperti etruschi esposti con cui si instaura una naturale condivisione di atmosfere, segni e colori. La ricchezza tipologica dei reperti in mostra dai vasi alle statuine, dai gioielli ai sarcofagi, ecc. – permette di rintracciare un alfabeto e un universo di legami che, a partire da generali evocazioni, si declinano in riferimenti puntuali nelle diverse sezioni della mostra: la prima dedicata alla figura umana, divisa in gli uomini e le donne; la seconda agli animali, composta da uccelli, cavalli, animali selvatici ed infine la terza con forme e geometrie.

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