Il mistero dell’identità della madre di Leonardo da Vinci:
Caterina è una schiava dal caucaso?
Vita gazette – Nuovi documenti fanno luce sull’identità della madre di Leonardo da Vinci, di cui fino ad oggi non si sapeva praticamente nulla. Avventurieri, prostitute, pirati, schiave, cavalieri, gentildonne, contadini, soldati, notai. A ritroso, le loro storie risalgono da Vinci a Firenze, da Venezia a Costantinopoli, dal Mar Nero agli altopiani selvaggi del Caucaso.
Profuga, schiava, esule per il Mediterraneo. Così viene descritta la madre di Leonardo da Vinci nel romanzo storico firmato da Carlo Vecce. L’italianista, professore universitario all’Orientale di Napoli, narra la vita di Caterina in un libro che si fonda pure su molteplici scoperte di carattere scientifico, sul ritrovamento di documenti in grado di riscrivere, appunto, la storia dell’origine del genio.
Una palude alla foce del fiume Don, sul Mar d’Azov. Un mattino di luglio. Una ragazza viene trascinata via dalla sua terra, ridotta in schiavitù, venduta e rivenduta come una cosa da trafficanti di esseri umani.
Il documento finora sconosciuto che Carlo Vecce ha ritrovato nell’Archivio di Stato di Firenze è l’atto di liberazione della schiava Caterina da parte della sua padrona, monna Ginevra, che l’aveva ceduta in affitto come balia, due anni prima, a un cavaliere fiorentino. Il documento è autografo del notaio Piero da Vinci: il padre di Leonardo.
Com’è arrivata a Firenze Caterina? Grazie al marito della sua padrona: un vecchio avventuriero fiorentino di nome Donato, già emigrato a Venezia, dove aveva al suo servizio schiave provenienti dal Levante, dal Mar Nero e dalla Tana. Prima di morire, nel 1466, Donato lascia i suoi soldi al piccolo convento di San Bartolomeo a Monteoliveto, fuori Porta San Frediano, per la realizzazione della cappella di famiglia e della propria sepoltura. Il notaio di fiducia è sempre lui, Piero. E Leonardo esegue la sua prima opera proprio per quella chiesa: l’Annunciazione.
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