Il mio regalo di Natale per voi
di Ayfer Selamoğlu
Questo è un Natale senz’anima. Non entriamo nel 2024 con sentimenti, aspettative o speranze positive per il futuro. Il mondo è stanco della guerra… Il mondo è stanco della violenza… Il mondo è stanco della crisi economica… Il mondo è stanco della disperazione…
Ecco perché voglio farvi un regalo molto speciale. Credo che l’amore sia il miglior regalo, percio vi mando questo regalo.
la storia “Il dono dei Magi” di O.Henry come regalo di Natale…
Vi auguro di amare, di essere amato e di vivere in pace…
Un dollaro e ottantasette centesimi. Tutto lì. E sessanta centesimi del totale erano in monetine. Monetine da uno e da due risparmiate una dopo l’altra, spremendo il fruttivendolo e l’ortolano e il macellaio fino a che le loro guance non bruciavano di vergogna per la tacita accusa di avarizia implicata in rapporti così intimi. Della li contò tre volte. Un dollaro e ottantasette centesimi. E il giorno seguente sarebbe stato Natale.
Non c’era evidentemente altro da fare se non stravaccarsi sul divanetto logoro e piagnucolare. E così fece Della.
Un appartamento ammobiliato a 8$ alla settimana. Non esattamente quello di una sul lastrico, ma sicuramente il primo passo per raggiungere la folta schiera dei mendicanti su cui si affacciava. Nell’atrio al piano di sotto c’era una cassetta delle lettere dentro la quale non entrava nemmeno una lettera, e un campanello elettrico che nessun dito mortale poteva persuadere a suonare. Inoltre accanto a questi c’era una targhetta che portava il nome di “Mr James Dillingham Young”. Ogni volta che Mr James Dillingham Young tornava a casa e raggiungeva il suo appartamento al piano di sopra veniva chiamato “Jim” e abbracciato calorosamente da Mrs Dillingham Young, la quale vi è già stata presentata con il nome di Della. Il che è davvero una gran bella cosa.
Della finì di piangere e si asciugò le guance con il fazzolettino da trucco. Si mise alla finestra e osservò senza interesse un gatto grigio che camminava sulla staccionata grigia di un cortile grigio. Domani sarebbe stato il giorno di Natale, e lei aveva soltanto 1.87$ con cui comprare un regalo a Jim. Per mesi aveva messo da parte fino all’ultimo centesimo, ottenendo questo risultato. Con venti dollari alla settimana non si va lontani. Le spese erano state maggiori rispetto a quanto lei avesse calcolato. Lo sono sempre. Solo 1.87$ per comprare un regalo a Jim. Il suo Jim. Aveva passato tante ore felici a immaginare qualcosa di bello da regalargli. Qualcosa di raffinato e unico e pregiato – qualcosa che si avvicinasse all’essere degno dell’onore di appartenere a Jim.
All’improvviso si allontanò dalla finestra facendo un giro su se stessa e si bloccò di fronte allo specchio. I suoi occhi erano raggianti, ma in quei venti secondi il suo volto era sbiancato. Rapidamente si sciolse i capelli e lasciò che ricadessero in tutta la loro lunghezza.
Ora, c’erano due cose di proprietà dei Dillingham Young delle quali andavano entrambi davvero fieri. Una era l’orologio d’oro di Jim che era stato di suo padre e di suo nonno. L’altra erano i capelli di Della. Se la Regina di Saba avesse abitato nell’appartamento dall’altra parte del condotto dell’aria, Della un giorno avrebbe lasciato penzolare i suoi capelli fuori dalla finestra per farli asciugare al solo scopo di umiliare i gioielli e i doni di Sua Maestà. Se Re Salomone fosse stato il portinaio, con tutti i suoi tesori accatastati nel seminterrato, Jim avrebbe tirato fuori l’orologio ogni volta che gli fosse passato di fronte, solo per vederlo accanirsi sulla sua barba per l’invidia.
Perciò adesso i capelli di Della erano sciolti, ondulati e brillanti come una cascata d’acqua castana. Le arrivavano fin sotto le ginocchia e sembravano quasi avvolgerla come un indumento. Poi li legò di nuovo con uno scatto nervoso e veloce. Dopodiché vacillò per un minuto e rimase ferma mentre una o due lacrime bagnavano il tappeto rosso e consunto.
Si infilò la sua vecchia giacchetta marrone; si infilò il suo vecchio cappello marrone. In un volteggiare di gonne e con quella luce che ancora illuminava i suoi occhi, si levò di torno, oltre la porta e giù per le scale nella strada.
Nel punto in cui si fermò un cartello diceva: “Madame Sofronte. Prodotti di ogni genere per capelli”. Della corse su per una rampa di scale, e si risistemò, con l’affanno. Madame, robusta, troppo bianchiccia, distaccata, non aveva praticamente nulla della santa di cui portava il nome, Sofronia.
“Comprerebbe i miei capelli?” chiese Della.
“Io compro capelli” disse Madame. “Togliti il cappello e diamogli un’occhiata.”
Ondeggiando la cascata castana le ricadde sulle spalle.
“Venti dollari” disse Madame, sollevando la massa di capelli con un gesto esperto.
“Me li dia subito” disse Della.
Oh, e le due ore successive volarono via in un lampo. Dimenticatevi la metafora trita e ritrita. Mise a soqquadro negozi interi per trovare il regalo di Jim.
Lo trovò alla fine. Era senza dubbio stato fatto appositamente per Jim e nessun altro. Non ce n’era un altro simile nei negozi, e lei li aveva rovesciati tutti sotto sopra. Era una catenina di platino semplice e sobria nella forma, che proclamava a dovere il suo valore solamente attraverso il materiale di cui era fatta, senza servirsi di ornamenti ingannevoli – come ogni oggetto pregiato dovrebbe fare. Era persino degna dell’Orologio. Non appena la vide seppe che doveva essere di Jim. Era come lui.
Pacatezza e valore – la descrizione si applicava a entrambi. Le chiesero ventuno dollari per comprarla, e lei si affrettò a casa con 87 centesimi. Con quella catenina all’orologio Jim poteva essere giustamente impaziente di controllare l’ora mentre era al lavoro in una qualunque azienda. Per quanto l’orologio fosse superbo, lui di tanto in tanto lo guardava di traverso a causa del vecchio cinturino in pelle che utilizzava al posto di una catenina.
Quando Della arrivò a casa, tirò fuori l’arricciacapelli e accese il gas e iniziò a riparare i danni causati dalla generosità aggiunta all’amore. Nel giro di quaranta minuti la sua testa fu coperta da ricci piccoli e stretti che la facevano sembrare un perfetto scolaretto indisciplinato. Osservò a lungo il suo riflesso nello specchio, attentamente, e in maniera critica.
“Se Jim non mi uccide” si disse, prima di darmi un’occhiata più da vicino, dirà che assomiglio a una ragazza del coro di Coney Island.
Alle sette in punto il caffè era pronto e la padella era sul pannello posteriore della stufa, calda e pronta per cucinare le cotolette.
Jim non era mai in ritardo. Della arrotolò la catenina in una mano e si sedette all’angolo del tavolo vicino alla porta dalla quale lui entrava sempre. Poi sentì i suoi passi di sotto sulla prima scalinata, e sbiancò per un momento. Aveva l’abitudine di dire piccole preghiere a bassa voce sulle cose più banali di tutti i giorni, e adesso sussurrò: “Per favore, Signore, fa’ sì che mi trovi ancora carina”.
La porta si aprì e Jim entrò chiudendola dietro di sé. Sembrava esile e molto serio. Poveretto, a soli ventidue anni avere già il peso di una famiglia sulle spalle! Aveva bisogno di un cappotto nuovo ed era senza guanti.
I suoi occhi erano fissi su Della, e avevano un’espressione che lei non riuscì a decifrare, e ciò la terrorizzò. Non era rabbia, né sorpresa, né disapprovazione, né orrore, né nessuno dei sentimenti per i quali si era preparata. La osservava semplicemente con uno sguardo fisso e quell’espressione particolare in volto.
Della si alzò dal tavolo agitata e gli si avvicinò.
“Jim, tesoro” piagnucolò, “non guardarmi in quel modo. Mi sono fatta tagliare i capelli e li ho venduti perché non avrei potuto farcela ad affrontare il Natale senza darti un regalo. Ricresceranno – non ti dispiace, vero? Lo dovevo fare per forza. I miei capelli ricrescono in maniera incredibilmente veloce. Di’ “Buon Natale!”, e rallegriamoci. Non sai che bel regalo, che regalo meraviglioso ti ho fatto.”
“Ti sei tagliata i capelli?” chiese Jim, a fatica.
“Tagliati e venduti” disse Della, “Non ti piaccio anche così, comunque? Sono sempre io anche senza i capelli, no?”
Jim osservò la stanza attorno a sé con curiosità.
“Mi stai dicendo che non hai più i tuoi capelli?” disse, con un’espressione quasi instupidita.
“Non c’è bisogno che li cerchi” disse Della. “Li ho venduti, ti dico – li ho venduti e me ne sono sbarazzata. È la vigilia di Natale, bello. Sii buono con me, perché l’ho fatto per te. Forse i capelli che avevo in testa si potevano contare» andò avanti con un’improvvisa e seria dolcezza, “ma nessuno potrà mai calcolare la misura del mio amore per te. Metto le cotolette sul fuoco, Jim?”
Jim strinse a sé la sua Della. Jim estrasse un pacchetto dalla tasca del suo cappotto e lo lanciò sul tavolo.
“Non farti un’opinione sbagliata di me, Dell” disse, “non credo ci sia taglio, rasatura o shampoo che possa rendere la ragazza che amo meno piacevole ai miei occhi. Ma se scarti quel pacchetto potrai capire perché per un momento mi hai spiazzato.”
Delle dita bianche e agili tirarono via con forza il nastro e la carta. E dopo ci fu un estatico grido di gioia; e poi, ahimè! La trasformazione veloce e femminile in lacrime isteriche e pianti, che ebbero bisogno dell’impiego immediato di tutte le capacità di conforto del padrone dell’appartamento.
Poiché là stavano I Pettini – il set di pettini, da indossare sia di lato che sul retro della testa, che Della aveva venerato per tanto tempo in una vetrina di Broadway. Pettini bellissimi, di tartaruga, con dei gioielli sui bordi – la tonalità perfetta da indossare sui suoi bellissimi e ormai inesistenti capelli. Erano dei pettini costosi, lei lo sapeva, e il suo cuore li aveva desiderati e bramati così tanto senza nutrire la minima speranza di poterli ottenere. E adesso, erano suoi, ma le trecce che avrebbero dovuto abbellire quegli agognati ornamenti non c’erano più.
Ma lei se li strinse al petto, e alla fine fu in grado di alzare lo sguardo con occhi annebbiati e sorridere e dire: “I miei capelli crescono così velocemente, Jim!”.
Poi Della fece un salto come un gattino spaventato ed esclamò: “Oh, oh!”.
Jim non aveva ancora visto il suo bellissimo regalo. Lei con impazienza glielo porse tenendolo sul palmo aperto della mano. Quel semplice e prezioso metallo sembrò luccicare grazie al riflesso dello spirito luminoso e ardente di lei.
“Non è grandioso, Jim? Gli ho dato la caccia per tutta la città. Vorrai guardare l’ora un centinaio di volte al giorno adesso. Dammi il tuo orologio. Voglio vedere come ci sta.”
Jim si lasciò andare sul sofà, mettendosi le mani dietro la nuca e sorridendo. “Dell”, disse, “mettiamo via i nostri regali di Natale e lasciamoli così per un po’. Sono troppo belli per usarli subito. Io ho venduto l’orologio in cambio dei soldi per comperarti i pettini. E a questo punto penso che puoi metter su le braciole.”
I Magi, come sapete, erano uomini saggi -uomini di mirabile saggezza- che portarono doni al Bimbo nella mangiatoia. Inventarono l’arte di fare doni di Natale. Essendo saggi loro, erano senza dubbio saggi anche i loro doni, probabilmente dotati della facoltà di essere cambiati in caso di doppioni. E qui vi ho goffamente raccontato la banale cronaca di due ragazzetti sciocchi indotti dalla totale carenza di saggezza a 7 sacrificarsi a vicenda i loro massimi tesori. Ma con un’ultima parola rivolta ai saggi di questi giorni, sia detto che di tutti coloro che fanno doni quei due furono i più saggi. Cioè, i più saggi di tutti coloro che fanno e ricevono doni. I più saggi ovunque. Sono loro i Magi.
Questa storia fu originariamente pubblicata il 10 dicembre 1905 sul New York Sunday World come “Gifts of the Magi”. Successivamente fu pubblicato come Il dono dei Magi nella raccolta di racconti di O. Henry del 1906 The Four Million.
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