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Una scoperta importante

Ritrovate 24 statue di bronzo etrusche e romane intatte

Vita gazette – Protetto per 2300 anni dal fango è riemerso dagli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana, un deposito votivo mai visto, con oltre 24 statue in bronzo di raffinatissima fattura, cinque delle quali alte quasi un metro, tutte integre e in perfetto stato di conservazione.

L’Italia ha dimostrato ancora una volta di essere un Paese di enormi e unici tesori. Adagiato sul fondo della grande vasca romana, il giovane efebo, bellissimo, sembra dormire. Accanto a lui c’è Igea, la dea della salute che fu figlia o moglie di Asclepio, un serpente arrotolato sul braccio. Poco più in là, ancora in parte sommerso dall’acqua, si intravvede Apollo e poi ancora divinità, matrone, fanciulli, imperatori. Protetto per 2300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre, è riemerso in questi giorni dagli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana, un deposito votivo mai visto, con oltre 24 statue in bronzo di raffinatissima fattura, cinque delle quali alte quasi un metro, tutte integre e in perfetto stato di conservazione.

Realizzate con tutta probabilità da artigiani locali, le 24 statue appena ritrovate si possono datare tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo. Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., quando in epoca cristiana venne chiuso ma non distrutto, le vasche sigillate con pesanti colonne di pietra, le divinità affidate con rispetto all’acqua. È anche per questo che, rimossa quella copertura, gli archeologi si sono trovati davanti un tesoro ancora intatto, di fatto. il più grande deposito di statue dell’Italia antica e comunque l’unico di cui abbiano la possibilità di ricostruire interamente il contesto.

Disposte in parte sui rami di un enorme tronco d’albero fissato sul fondo della vasca, in molti casi appunto ricoperte di iscrizioni, le statue come pure gli innumerevoli ex voto, arrivano dalle grandi famiglie del territorio e non solo, esponenti delle élites del mondo etrusco e poi romano, proprietari terrieri, signorotti locali, classi agiate di Roma e addirittura imperatori. Qui, a sorpresa, la lingua degli etruschi sembra sopravvivere molto più a lungo rispetto alle date canoniche della storia, così come le conoscenze etrusche in fatto di medicina sembrano essere riconosciute e accettate come tali anche in epoca romana.

il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano

“Questo conferma una volta di più che l’Italia è un paese fatto di tesori immensi e unici”, ha commentato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “L’ho detto più volte, l’Italia può godere di una stratificazione di epoche e di grandi civiltà che si sono succedute nella penisola. E queste sono testimonianze che ci restituiscono il senso immanente di tutto ciò, la spiritualità. Tutto questo andrà valorizzato, armonizzato e potrà rappresentare un’ulteriore occasione per la crescita spirituale della nostra cultura, ma anche dell’industria culturale del nostro Paese”. Poi il ringraziamento agli archeologi: “Davvero complimenti a chi ha creduto in questi progetti, a chi ha riportato questi reperti conservati così bene e che testimoniano un’epoca importante di transazione dal mondo etrusco a quello romano. Panta rei, tutto scorre: il divenire della nostra cultura”. Per Massimo Osanna, dg musei del Mic si tratta invece di “Una scoperta più importante dai Bronzi di Riace”.

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