Sindrome di Stendhal o Firenze
di Maria Stella
Nasceva oggi a Grenoble Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal. Da lui prende il nome la sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze
Vi siete mai sentiti a disagio e male vedendo un’opera d’arte ammirevole? Anche se questo potrebbe non essere successo a te, potrebbe essere successo a un altro appassionato d’arte. Questa malattia, nota come sindrome di Stendhal, è una condizione in cui una persona è eccessivamente colpita da un’opera d’arte e si ammala.
Nasceva oggi a Grenoble Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal, celebre scrittore francese, amante dell’arte e appassionato dell’Italia. Da lui prende il nome la celebre sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze (città in cui si è spesso manifestata). Perché questo disturbo fu notato per la prima volta nell’Ottocento, durante il viaggio di Stendhal a Firenze. Lo svenimento di Stendhal “mentre ammira la magnificenza delle opere d’arte” provoca questo disagio. Il nome di questo luogo, che dona all’autore sensazioni indescrivibili e sensibili, è “Giotto fresco- Basilica di Santa Croce”.. Fu proprio lui a descrivere nell’opera “Roma, Napoli e Firenze” scritta nel 1817, gli effetti di questa patologia psicosomatica, sperimentata in prima persona. Stendhal racconta che, durante una visita alla Basilica di Santa Croce a Firenze, fu colto da una crisi che lo costrinse a guadagnare l’uscita dell’edificio al fine di risollevarsi dalla reazione vertiginosa che il luogo d’arte scatenò nel suo animo. Fenomeno verificatosi di frequente al cospetto delle opere di Caravaggio e Michelangelo, il nome della sindrome si deve allo scrittore francese Stendhal.
I ricercatori hanno scoperto che questa sindrome, che si riscontra in Italia, spesso descritta come la capitale delle opere d’arte, si riscontra nei turisti che visitano il luogo piuttosto che nella gente del posto. Le persone con sindrome di Stendhal manifestano sintomi come vertigini, svenimento, confusione, battito cardiaco accelerato, bassa pressione sanguigna e allucinazioni. Può essere sperimentato di fronte a un’unica affascinante opera d’arte, oppure può essere sperimentato di fronte a più di un’opera d’arte. Le persone con la Sindrome di Stendhal interiorizzano l’opera d’arte che ammirano e ne fanno interpretazioni irrealistiche.
È stata una psichiatra italiana a divulgarla grazie alla pubblicazione di un libro in cui descrisse più di 100 casi. Si tratta di Graziella Margherini, responsabile del servizio per la salute mentale dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Firenze. Nel 1979 scrisse “La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte”. L’indagine prese atto dalla cura di turisti che, usciti dagli Uffizi, e in preda a singolari malori, si recavano nel vicino ospedale fiorentino. Nello studio furono osservato soggetti per lo più di sesso maschile, di età compresa fra 25 e 40 anni e con un buon livello di istruzione scolastica, che viaggiavano da soli, provenienti dall’Europa Occidentale o dal Nord-America e si mostravano molto interessati all’aspetto artistico del loro itinerario. L’esordio del disagio si presentò poco tempo dopo il loro arrivo a Firenze, e si verificò all’interno dei musei durante l’osservazione delle opere d’arte.
In merito alla sua ricerca, Graziella Magherini afferma che “l’analisi della sindrome di Stendhal ha messo in evidenza le complesse interazioni psicosomatiche che possono attivarsi in alcuni individui, con particolari condizioni psichiche predisponenti, quando il contesto ambientale favorisce gli aspetti di sradicamento rispetto alle proprie abitudini di vita. La Bellezza e l’opera d’arte sono in grado di colpire gli stati profondi della mente del fruitore e di far ritornare a galla situazioni e strutture che normalmente sono rimosse”.
Quali sono i disturbi legati alla sindrome di Stendhal? “Nello studio” continua la studiosa “abbiamo osservato diverse forme. La maggior parte dei turisti manifestavano attacchi di panico, alcuni presentavano disturbi del contenuto e della forma del pensiero con intuizioni e percezioni deliranti associate a disturbi delle senso/percezioni con allucinazioni uditive, altri ancora percepivano fenomeni illusionali e cenestofrenie. Altri presentavano disturbi affettivi, con umore orientato in senso depressivo con contenuti olotimici di colpa e di rovina o, viceversa, in senso maniacale con euforia e manifestazioni di estasi. Altri ancora manifestavano sintomi riferibili agli attuali criteri diagnostici per il disturbo di panico, con crisi acute di ansia libera o situazionale. Ed infine, alcuni, oltre ad un senso di profondo turbamento, percepivano la città incombente, quasi nemica, come se si sentisse perseguitato non già da un’entità, ma dalla città stessa”.
Michelangelo e l’arte rinascimentale
Eseguito a Firenze, lo studio era rivolto all’osservazione dei disturbi provocati soprattutto dalla visione di opere rinascimentali. In particolare, il divino Michelangelo è l’artista che più di altri ha contribuito a scuotere gli animi, provocando al cosiddetta sindrome di Stendhal. Graziella Magherini infatti afferma che “nei miei studi su Michelangelo, mi sono soffermata soprattutto sul David. Il David presenta delle caratteristiche eccezionali. In primo luogo possiede una bellezza anatomica straordinaria e poi, contemporaneamente, è un eroe biblico e, per la città, un eroe civico. Soprattutto, ciò che colpisce chiunque, è il lato estetico: è un bellissimo nudo e ciò riesce a influenzare l’animo di alcune persone rendendole in qualche modo eccitate, depresse e così via, influenzando perciò l’emotività dello spettatore, in un senso o in un altro”..
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