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La luce di Fendi sale a Villa d’Este

Vita gazette – Fendi sta avviando un progetto di restauro da 2 milioni di euro per ripristinare l’accessibilità della Grotta di Diana a Villa d’Este a Tivoli.

Fendi mette la sua firma su un altro progetto di recupero del patrimonio artistico italiano. Grazie alla sinergia fra la maison del lusso e l’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este, una nuova luce sara nata sulla Grotta di Diana, uno dei luoghi più speciale di Villa d’Este, a Tivoli, Patrimonio dell’Umanità Unesco già dal 2001. Nei prossimi giorni avrà inizio nel giardino Estense a Tivoli. L’intervento per la Grotta di Diana, un ninfeo a camera a pianta cruciforme situato nella Passeggiata del Cardinale, finalizza al pieno recupero della leggibilità del ciclo decorativo, composto da stucchi e mosaici con raffigurazioni mitologiche e da altorilievi di Nettuno e Minerva, delle Muse con gli occhi di pietre preziose e delle Cariatidi con cesti di frutta.

Situata in un punto particolarmente suggestivo e panoramico di Villa d’Este, inserita nel 2001 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, la Grotta di Diana è un ninfeo a pianta incrociata situato lungo il Cammino Cardinale. Costruita tra il 1570 e il 1572 da Paolo Calandrino, probabilmente ispirandosi all’architetto Pirro Ligorio, che progettò la villa e il parco, l’area è dedicata all’onestà e alla castità, personificata in Diana, dea cacciatrice simbolo della virtù. All’interno sono raffigurati episodi mitologici delle Metamorfosi di Ovidio insieme alle canefore di Tritoni, Nereidi e Cariatidi. L’intera superficie della grotta è ricoperta da una ricca e complessa decorazione policroma e polimaterica (stucchi, paste vitree, conchiglie, maioliche invetriate, materiali lapidei). La Grotta di Diana divenne un importante modello di riferimento, costituendo la base per lo sviluppo delle figure delle caverne e dei ninfei nei giardini europei nei secoli XVI e XVII. Lo stesso cardinale Ippolito II d’Este amava particolarmente girovagare per questi luoghi, che concentravano una sintesi ideale dei valori distintivi della cultura manierista della fine del XVI secolo.

Le decorazioni propongono cinque scene ispirate all’amore casto e onesto. La prima rappresenta la trasformazione della ninfa Dafne in alloro, nella seconda compare Andromeda liberata da Perseo, la terza riguarda la metamorfosi di Atteone in cervo, nella quarta scena è raffigurata la trasformazione di Siringa, la ninfa inseguita da Pan, in canna. Infine, nella quinta scena è rappresentata la metamorfosi di Callisto, la ninfa compagna di Artemide, in orsa. La Grotta di Diana assurse a modello di riferimento per lo sviluppo delle grotte e dei ninfei nei giardini europei del Cinquecento e del Seicento. Il cardinale Ippolito II d’Este amava passeggiare per questi luoghi, che racchiudevano, in un tutt’uno tra architettura e decorazioni, una ideale sintesi dei valori della cultura manierista e umanista di fine Cinquecento.

Fendi, già in passato ha portato avanti interventi simili, sempre per luoghi altamente simbolici della storia e della cultura. È il caso del progetto FENDI for Fountains, con il restauro delle fontane monumentali romane più iconiche, come la Fontana di Trevi, il Complesso delle Quattro Fontane, la Mostra dell’Acqua Paola, la Fontana del Mosè e quella del Peschiera, oltre alla Mostra della nuova Acqua Vergine. Più recentemente, Fendi ha anche sponzorizzato i restauri del Tempio di Venere e Roma al Palatino.

Al termine dei lavori, sarà garantita la riapertura dello spazio, con particolare attenzione al miglioramento dell’accessibilità motoria, nonché alle esigenze delle persone con disabilità visiva, uditiva e cognitiva, attraverso un percorso dedicato.

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