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Il genio è fuori dalla bottiglia

Di Maio lascia M5s in cui è nato : “Io con Draghi”

Vita gazette – Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che vive tensioni di leadership con il suo partito M5s e disaccordi sugli aiuti alle armi all’Ucraina, ha lasciato il suo partito. Nella sua dichiarazione, Maio ha detto che costituiranno un nuovo partito e ha chiamato: “Lasciamo il Movimento 5 Stelle che da domani non sarà più la prima forza politica del Parlamento”.

La strategia dell’Italia, che si è schierata al fianco di Usa e Nato nella guerra in corso tra Russia e Ucraina, ed è in prima linea sia con le sue dichiarazioni che con gli aiuti alle armi, continua a creare tensioni nell’opinione pubblica e nella politica interna.

L’ex capo politico M5S annuncia  che pone fine alle “ambiguità”.  Di Maio, stava combattando tra il suo partito e le politiche di governo, lancia la sua operazione dopo che Draghi ha incassato il sì compatto della sua maggioranza al Senato, con 219 voti, a proseguire nell’azione di sostegno all’Ucraina con una risoluzione

E conferma, acclamato dai deputati e senatori che lo stanno seguendo nel nuovo progetto, l’intenzione di continuare a sostenere “con lealtà e impegno” il governo Draghi.

C’era tensione tra il leader del M5s Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio per le dichiarazioni e la politica seguita. Prima del voto al Senato per la prosecuzione degli aiuti alle armi all’Ucraina da parte del governo con ampia partecipazione guidato da Mario Draghi, aspre critiche sono arrivate dal M5s, il partner di governo. La cessazione degli aiuti alle armi all’Ucraina ha provocato tensioni all’interno del partito quando il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, esponente dello stesso partito, si è opposto alle iniziative avviate da alcuni parlamentari. Nel M5s guidato dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte era all’ordine del giorno l’espulsione di  Di Maio, ma nessuna decisione è stata presa.

Il Premier: “Ringrazio”

“Ringrazio il Senato per il sostegno ad aiutare l’Ucraina a difendere la libertà e la democrazia”, a “continuare con le sanzioni” alla Russia, “a ricercare una pace duratura che rispetti i diritti e la libertà dell’Ucraina”, a “continuare, insomma, sulla strada disegnata dal dl 14 del 22”, ha detto il premier Mario Draghi nelle repliche al Senato prima del Consiglio Ue.  Il premier ha lasciato Palazzo Madama e a chi gli chiedeva se fosse preoccupato per il governo ha replicato: ‘No’.

Per costituire un gruppo a Palazzo Madama servono 10 senatori e a Montecitorio 20 deputati in base al regolamento.

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