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Le opere d’arte sulla Pasqua

Vita gazette – La Pasqua è la principale festività cristiana e contiene in sé tutto il mistero della fede: dalla Passione di Cristo, che libera l’uomo dal peccato originale, fino alla sua Risurrezione, rivelazione del destino dell’umanità in attesa del Giudizio Universale. La Settimana Santa scandisce le tappe della liturgia che ricorda e rivive il supplizio del figlio di Dio, fino alla prefigurazione dell’avvento del Regno di Dio. Le opere sulla Pasqua ai più grandi pittori e artisti italiani: Da Raffaello a Caravaggio, passando per Giotto e Andrea Mantegna, ecco come i grandi Maestri hanno celebrato la vittoria del Risorto sulla morte.

Raffaello Sanzio, Resurrezione di Cristo

Gesù è nella parte alta della scena, al centro della composizione. Sotto di lui c’è un sarcofago decorato con dei delfini d’oro. Gli uomini di guardia alla tomba non riescono a credere ai loro occhi, ed il loro stupore è tale che assumono posizioni spaventate davanti alla visione di Cristo in cielo. Quest’ultimo, al contrario, ha un’espressione tranquilla. L’opera è caratterizzata da una eccellente composizione geometrica: Rettangolo centrale della tomba si espande in uno più grande che arriva a comprendere anche i 4 guardiani. La posizione in diagonale del coperchio del sarcofago traccia delle linee che uniscono i personaggi nella parte inferiore della composizione.  C’è un ritmo verticale nella scena che si conclude nella figura di Cristo, supportato dai gesti dei guardiani e degli angeli (come se tutto fosse un unico movimento)

La disposizione dei personaggi è tale da dare l’illusione che lo spazio sia molto più grande. Guarda in guardiano a destra in piedi in secondo piano. È in una posizione particolare: una gamba è all’indietro, con il braccio opposto indica verso l’alto e la testa è rivolta verso Cristo. Con tutti questi dettagli riporta la nostra attenzione al protagonista dell’opera, Gesù. Raffaello propone una rappresentazione di Cristo antica, statica, molto simile a quelle presenti in epoca paleocristiana.

Giotto, Resurrezione e Noli me tangere

L’arte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. È compreso nelle Storie della Passione di Gesù del registro centrale inferiore, nella parete sinistra guardando verso l’altare.

La scena mostra un doppio episodio: a sinistra il sepolcro vuoto di Cristo con gli angeli seduti e le guardie addormentate testimonia la Resurrezione; a destra la Maddalena inginocchiata davanti all’apparizione di Cristo trionfante sulla morte, con tanto di vessillo crociato, e il gesto del Salvatore che le dice di non toccarlo pronunciando, nelle versioni latine dei vangeli, la frase Noli me tangere. Le rocce dello sfondo declinano verso sinistra, dove avviene il nucleo centrale dell’episodio. Gli alberi, a differenza di quelli nel precedente Compianto, sono secchi a sinistra (idealmente “prima” della resurrezione) mentre a destra tornati rigogliosi; gli alberi di sinistra sono comunque danneggiati dal tempo e poco leggibili. L’episodio si caratterizza per un’atmosfera rarefatta e sospesa, di “metafisica astrazione” in cui è vista un’anticipazione di Piero della Francesca.

L’Ultima Cena di Leonardo

Il “Cenacolo” è un dipinto a parete, datato 1494-1498 e conservato nell’ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano. Viene considerato il capolavoro di Leonardo ed è una delle opere più importanti e significative dell’intero Rinascimento italiano.

La Flagellazione di Caravaggio

La “Flagellazione di Cristo” è un olio su tela realizzato da Caravaggio tra il 1607 ed il 1608. Esposto e conservato al Museo nazionale di Capodimonte di Napoli, è focalizzato sulla colonna alla quale Cristo è legato, con tre aguzzini che lo attorniano. Il movimento fluido del Salvatore è in contrasto con i gesti secchi e ruvidi dei torturatori. La resa naturalistica segna una nuova via nella rappresentazione umana. La luce teatrale blocca l’evento con enorme drammaticità.

La Crocifissione di Giotto

“Salita al Calvario” è un affresco di Giotto del 1303-1305. Contenuto nel ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova, fa parte delle “Storie della Passione di Gesù”. Nella scena notiamo gli angeli che si disperano per l’avvenimento tremendo e, stracciandosi le vesti, raccolgono il sangue di Cristo, mentre la Maddalena gli bacia i piedi. Un gruppo di donne sorregge la Madonna, che sviene, mentre alcuni soldati raccolgono reliquie. Il teschio di Adamo, bagnato di sangue, segna la redenzione dal Peccato originale.

La Trinità di Masaccio

Anche qui ci troviamo di fronte a un affresco, realizzato da Masaccio nel 1426-28 e posto nella basilica di Santa Maria Novella a Firenze. Si tratta di un’opera che dà l’avvio al Rinascimento in pittura ed è stata prodotta dal giovanissimo pittore poco prima di morire all’età di 27 anni. Scrive Giorgio Vasari in proposito: “Quello che vi è bellissimo, oltre alle figure, è una volta a mezza botte tirata in prospettiva, e spartita in quadri pieni di rosoni che diminuiscono e scortano così bene che pare che sia bucato quel muro”.

La Deposizione di Caravaggio

Olio su tela di Caravaggio, la “Deposizione” è databile 1602-04 ed è conservato alla Pinacoteca Vaticana. La scena è quella della deposizione nel sepolcro di Cristo morto. La citazione della Pietà di Michelangelo, soprattutto nel braccio penzolante, è un tributo al grandissimo scultore fiorentino. Sono dipinti con maestria tantissimi particolari: le rughe, gli abiti con le loro pieghe, il nodo del lenzuolo funebre, le trecce tra i capelli di una delle Marie, le ferite di Gesù, così come i suoi muscoli e la struttura ossea, indici del poderoso naturalismo del Caravaggio. I gesti drammatici e strazianti dei personaggi coinvolgono gli osservatori seguendo la “teoria degli affetti”.

Il Compianto di Giotto

Il Compianto sul Cristo morto di Giotto è un affresco del 1303-1305, anch’esso parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni di Padova. Si tratta della scena più drammatica del ciclo, forse la più famosa. Maria stringe tra le braccia Gesù e avvicina il suo volto a quello del figlio. A reggere le mani del Cristo defunto ci sono le pie donne, mentre la Maddalena gemente gli tienei piedi. Oltre a San Giovanni e alle figure di Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, ci sono donne che accorrono piangendo. Anche gli angeli si fanno partecipi di una disperazione cosmica.

Il Cristo morto di Mantegna

Conosciuto anche come “Lamento sul Cristo morto”, il “Cristo Morto” di Mantegna è un’opera famosissima, tempera su tela, del 1475-78, conservata alla Pinacoteca di Brera a Milano. La prospettiva è rivoluzionaria: lo spettatore guarda il Cristo disteso partendo dai piedi. Opera espressiva e composta al tempo stesso, è un lavoro sperimentale di enorme impatto emotivo. Tre figure dolenti sulla sinistra: Maria che asciuga il suo pianto, San Giovanni in lacrime e, sullo sfondo, quella che si immagina possa essere la Maddalena. A rendere ancora più patetica la costruzione dell’immagine è il forte contrasto tra luce ed ombra.

La Pietà di Michelangelo

La “Pietà vaticana” è l’unica scultura che abbiamo preso in esame. Massima opera di Michelangelo Buonarroti, è datata 1497-99 ed è sita nella basilica di San Pietro a Roma. L’appena ventenne Michelangelo scolpì uno dei prodigi dell’arte universale, l’unica sua opera firmata. La figura del Cristo adagiato sulle ginocchia della Vergine è fluida e molle, composta e profonda al tempo stesso. Un forte senso di intimità viene espresso dalla Madonna giovanissima e dolente che invita con un gesto a meditare sulla rappresentazione. La levigatura e la morbidezza delle forme del Salvatore sono profondamente naturalistiche e pari a quelle di una statua in cera.

La Resurrezione di Tiziano

Contenuta nel Polittico Averoldi, nella collegiata dei Santi Nazaro e Celso a Brescia, la “Resurrezione” è un dipinto a olio su tavola di Tiziano, datato 1520-22. In questa scena resurrezione e ascensione si coniugano. Il Cristo appare trionfante e, luminoso, si staglia nel cielo alzando un vessillo crociato. Un gruppo di soldati dorme in basso, nell’ombra.

L’Incredulità di San Tommaso di Caravaggio

Olio su tela del 1600-1601, l’”Incredulità di San Tommaso” del Caravaggio è conservato a Potsdam. La scena è tratta dal Vangelo di Giovanni: Gesù risorge e si presenta agli apostoli. Tommaso, non essendo presente all’apparizione rimane incredulo e dubbioso. Alla sua seconda apparizione decide di andare a verificare di persona se il Cristo sia effettivamente risorto e, resosi conto del prodigio, esclama “Mio Signore e mio Dio”. Il gesto di inserire il dito nella piaga è di una drammaticità poderosa e coinvolge lo spettatore con tensione teatrale e drammatica nell’avvenimento divino.

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